Scrivo perchè mi sono rotto il naso troppe volte tra le soffocanti mura di questa carcassa chiamata società. Scrivo perchè, perchè se fossi un gabbiano sull'oceano non dovrei preoccuparmi, giusto?. Scrivo in quanto umano. Perchè i nostri figli possano vedere le onde infrangersi sulle fondamenta del ponte di Rialto e non solamente tramite una pagina di Wikipedia. Scrivo perchè c'è qualcosa di cui vale la pena ricordare, perchè ci sono sensazioni che bisogna far sfociare, come una cascata bella e fatale. Scrivo perchè la genuinità dei pensieri senza finzioni e artefizi possano essere una delle bellezze dela vita. Scrivo perchè sono un disadattato. Scrivo perchè possa sentirmi un pochino normale, come voi giusto? Scrivo per dimenticare i fardelli terreni che tanto ossessionano la vita di ogni uomo. Scrivo per poter liberarmi di questo esocheletro di fissazioni e aspettative. Scrivo perchè probabilmente non sto troppo male e non dovrei nemmeno lamentarmi, ma scrivo, scrivo anche per l'evenienza, il possibile, l'eventuale. Scrivo scontate ovvietà, per il saggio, descrivo oasi di sapore per me stesso. Scrivo perchè sono giovane. Riscrivo ciò che è stato scritto. E allora? E quindi? La vita l'avete fatta e finita voi? La vita l'avete capita voi defunti o voi che la state vivendo? Scrivo perchè sono alla ricerca di qualcosa, si questo comporta un'amorevole sofferenza, un continuo combattere con se stessi nell'illusione di un'anima cicatrizzata e indolore. Spero di non trovare mai ciò che cerco veramente. I vecchi; trovano ciò che cercano e non importa che tu abbia venti o novant'anni. Puoi morire molto prima convinto di aver trovato quello che cercavi.
Anni '00
appassiti tra le chitarre stridule
stridule come i versi dei modem analogici
piegati fra le pieghe
nastri dei VHS
L'ottimismo convenzionale
notizie di cronaca italiana
e non un dito puntato oltre confine
il non riciclaggio
un orizzonte di gommapiuma
e risorse
terrestri
senza pensieri
Ricorderemo questi anni '90
ora più che mai,
ricorderemo questi anni
perché non c'è niente di meglio da ricordare
Brezza Cosmica
Dossier del settore 9° data: 13/04/2242
Astronauta: Kurk Forebrush
Codice di controllo: #34df23^adr35_9
Doveva essere un'operazione di routine, un sovraccarico nel reattore numero 3 aveva distrutto alcune condutture di raffreddamento. Nel mio cubicolo risuonò un cicalino accompagnato da un messaggio che invitava a essere operativo il prima possibile. Raggiunsi la sala riparazioni dell'astronave e presi la mia tuta, la indossai e tramite la passerella mobile numero 7F mi recai alla camera di depressurizzazione. Un rapido check, tutto sembrava apposto, comunicai al comando di controllo che ero pronto ad uscire. Si verificò un'anomalia, catalogata in seguito come una falla nella gestione del sistema d navigazione del computer centrale. Dovetti attendere circa venti minuti perché una delle numerose lune di Saturno era in collisione con l'astronave ed era necessario rielaborare una nuova rotta.
Uscii finalmente nello spazio, guidandomi delicatamente fra il complicato sistema di reazione del reattore che per l'operazione di manutenzione era stato spento. Iniziai dapprima a rimuovere le parti danneggiate, confesso di essere stato distratto più volte dal panorama alle mie spalle: Saturno in tutta la sua maestosità circondato dai suoi imperanti anelli purpurei, un ammasso gassoso di prezioso idrogeno che la nostra spedizione avrebbe dovuto analizzare tramite l'utilizzo di una sonda.
Ebbi una specie di déjà vu, come se quel trovarmi li, nel vuoto assoluto fosse un'azione scritta nelle mie membra, le mie mani sembravano guidate da un esoscheletro di consapevolezza. Volsi lo sguardo verso lo spazio profondo e per la prima volta l'oscurità del cosmo mi sembrò confortante, calda, rassicurante. Affiorò nella mia mente una visione, il cosmo nella sua origine, concentrato in un'unica sfera densa calda ma straordinariamente familiare. Come se fosse la mia casa, quasi un'alienazione rispetto a ciò in cui mi identificavo essere: umano. In quell'istante non una voce ma un pensiero, o meglio una sensazione, qualcosa che possiamo definire come “un ricordo” non acquisito, un filo del discorso che si è insidiato tra le mie connessioni neurali. Un'ospite non atteso di cui conosci già tutto. Un monologo interiore. Quel monologo, è rimasto stampato nella mia mente con esatta lucidità e posso riportarlo con assoluta e impeccabile precisione:
“Ciò che voi definite tempo è cessato di esistere per noi, alla fine della nostra evoluzione non possiamo fare altro che arrenderci e prepararci a far parte del rumore di fondo del cosmo. Così come altre decine di migliaia di razze popolanti questo universo non siamo stati capaci di cooperare per il bene della nostra civiltà. La nostra scomparsa non lascerà nessuna traccia, nulla nel nulla, storia del nulla: aneurisma generazionale.”
Poi un rumore ritmico, un po' disturbato e una voce metallica: dalla stazione di controllo giungevano istruzioni per la sostituzione dei settori danneggiati del reattore. Pensai per un attimo alla terra, ad un giardino, una bibita fresca e l'erba scuotersi leggera piegata da una brezza chiara e frizzante. Trasalii dal mio catartico momento di pace universale, la ricetrasmittente era sempre più disturbata - Santo cielo Kurk, cosa diamine sta facendo? Si sbrighi a rientrare!. Sul reattore sembrava non esserci alcun segno di guasto alcuno. Feci ritorno alla cabina di depressurizzazione. Il capitano mi venne incontro con la faccia sconvolta, silenzioso, cupo, quasi fosse divorato da un demone invisibile, straordinariamente sembrava invecchiato di almeno dieci anni – Si sieda Kurk; pronunciò con un filo di voce. - Dunque, quanto crede di essere rimasto nello spazio? - Non più di 10 minuti replicai. Il capitano trasalii e un brivido di terrore lo percosse, mi guardava con gli occhi sbarrati. - Kurk, soggiunse, lei è scomparso più di dieci anni fa e ora ha fatto ritorno sull'astronave, la davamo per disperso ma non solo, lei sembra non essere invecchiato in nessun modo!. Altri membri dell'equipaggio entrarono nella stiva e mi scrutavano curiosi, sembravano tutti invecchiati. Riaffiorò nella mia mente il messaggio che avevo ricevuto e l'ho trascritto qui su questo dossier. Sono tre settimane che sono sotto stretta sorveglianza e ormai i medici di bordo mi hanno fatto ogni possibile analisi. Non so, se sono maggiormente sconvolto dal mio brevissimo viaggio o dalla notizia che ho appreso immediatamente al mio rientro. Ora che la terra ha cessato di esistere eravamo gli unici umani sopravvissuti nell'intero universo ma non resisteremo a lungo:
“La nostra scomparsa non lascerà nessuna traccia, nulla nel nulla, storia del nulla: aneurisma generazionale.”
Vivo in un Paese
dove conta maggiormente
la CO2 del tuo SUV
pensa all'aerosol che dovrai fare
Sogni infranti
di bambini che giocano a pallone sulle strade
raggi e catarifrangenti
cerchioni di biciclette
pedali
Sud fantasma
trattato dai giornali come ologramma
Il Nord recesso vuole una chemio
agganciando il braccio leso al nucleare
Vivo in un paese,
ha perso il suo splendore,
cercando di risollevare vecchi miti
e marchi autorevoli,
uno stile di vita che zoppica al tempo di un motore a scoppio
Lo sguardo altrove,
gli anziani hanno fatto il loro tempo
e noi?
Noi non abbiamo tempo.
Ce l'hanno sottratto i Media.
Perché disegnano loro la strada
fra luoghi comuni,
celebrando una consapevolezza di plastica.
Vivo in un paese.
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