Dossier del settore 9° data: 13/04/2242
Astronauta: Kurk Forebrush
Codice di controllo: #34df23^adr35_9
Doveva essere un'operazione di routine, un sovraccarico nel reattore numero 3 aveva distrutto alcune condutture di raffreddamento. Nel mio cubicolo risuonò un cicalino accompagnato da un messaggio che invitava a essere operativo il prima possibile. Raggiunsi la sala riparazioni dell'astronave e presi la mia tuta, la indossai e tramite la passerella mobile numero 7F mi recai alla camera di depressurizzazione. Un rapido check, tutto sembrava apposto, comunicai al comando di controllo che ero pronto ad uscire. Si verificò un'anomalia, catalogata in seguito come una falla nella gestione del sistema d navigazione del computer centrale. Dovetti attendere circa venti minuti perché una delle numerose lune di Saturno era in collisione con l'astronave ed era necessario rielaborare una nuova rotta.
Uscii finalmente nello spazio, guidandomi delicatamente fra il complicato sistema di reazione del reattore che per l'operazione di manutenzione era stato spento. Iniziai dapprima a rimuovere le parti danneggiate, confesso di essere stato distratto più volte dal panorama alle mie spalle: Saturno in tutta la sua maestosità circondato dai suoi imperanti anelli purpurei, un ammasso gassoso di prezioso idrogeno che la nostra spedizione avrebbe dovuto analizzare tramite l'utilizzo di una sonda.
Ebbi una specie di déjà vu, come se quel trovarmi li, nel vuoto assoluto fosse un'azione scritta nelle mie membra, le mie mani sembravano guidate da un esoscheletro di consapevolezza. Volsi lo sguardo verso lo spazio profondo e per la prima volta l'oscurità del cosmo mi sembrò confortante, calda, rassicurante. Affiorò nella mia mente una visione, il cosmo nella sua origine, concentrato in un'unica sfera densa calda ma straordinariamente familiare. Come se fosse la mia casa, quasi un'alienazione rispetto a ciò in cui mi identificavo essere: umano. In quell'istante non una voce ma un pensiero, o meglio una sensazione, qualcosa che possiamo definire come “un ricordo” non acquisito, un filo del discorso che si è insidiato tra le mie connessioni neurali. Un'ospite non atteso di cui conosci già tutto. Un monologo interiore. Quel monologo, è rimasto stampato nella mia mente con esatta lucidità e posso riportarlo con assoluta e impeccabile precisione:
“Ciò che voi definite tempo è cessato di esistere per noi, alla fine della nostra evoluzione non possiamo fare altro che arrenderci e prepararci a far parte del rumore di fondo del cosmo. Così come altre decine di migliaia di razze popolanti questo universo non siamo stati capaci di cooperare per il bene della nostra civiltà. La nostra scomparsa non lascerà nessuna traccia, nulla nel nulla, storia del nulla: aneurisma generazionale.”
Poi un rumore ritmico, un po' disturbato e una voce metallica: dalla stazione di controllo giungevano istruzioni per la sostituzione dei settori danneggiati del reattore. Pensai per un attimo alla terra, ad un giardino, una bibita fresca e l'erba scuotersi leggera piegata da una brezza chiara e frizzante. Trasalii dal mio catartico momento di pace universale, la ricetrasmittente era sempre più disturbata - Santo cielo Kurk, cosa diamine sta facendo? Si sbrighi a rientrare!. Sul reattore sembrava non esserci alcun segno di guasto alcuno. Feci ritorno alla cabina di depressurizzazione. Il capitano mi venne incontro con la faccia sconvolta, silenzioso, cupo, quasi fosse divorato da un demone invisibile, straordinariamente sembrava invecchiato di almeno dieci anni – Si sieda Kurk; pronunciò con un filo di voce. - Dunque, quanto crede di essere rimasto nello spazio? - Non più di 10 minuti replicai. Il capitano trasalii e un brivido di terrore lo percosse, mi guardava con gli occhi sbarrati. - Kurk, soggiunse, lei è scomparso più di dieci anni fa e ora ha fatto ritorno sull'astronave, la davamo per disperso ma non solo, lei sembra non essere invecchiato in nessun modo!. Altri membri dell'equipaggio entrarono nella stiva e mi scrutavano curiosi, sembravano tutti invecchiati. Riaffiorò nella mia mente il messaggio che avevo ricevuto e l'ho trascritto qui su questo dossier. Sono tre settimane che sono sotto stretta sorveglianza e ormai i medici di bordo mi hanno fatto ogni possibile analisi. Non so, se sono maggiormente sconvolto dal mio brevissimo viaggio o dalla notizia che ho appreso immediatamente al mio rientro. Ora che la terra ha cessato di esistere eravamo gli unici umani sopravvissuti nell'intero universo ma non resisteremo a lungo:
“La nostra scomparsa non lascerà nessuna traccia, nulla nel nulla, storia del nulla: aneurisma generazionale.”
Interessante, forse un pò troppo gonfio di paroloni, che sembrano, fini a se stessi.
RispondiEliminaComunque interessante. Mi piacerebbe leggere altro dell' autore.
Grazie per la critica costruttiva. Se ti va puoi leggere http://lanottedeicactus.blogspot.com/2010/05/celsius-v.html ;)
RispondiEliminaCiao Ale!
RispondiEliminaVedo che non tradisci neanche questa passione, che coltivi cosi' come la musica, il pc, i videogiochi, la chitarra, e chi piu'ne ha piu' ne metta!
Sai cosa mi viene alla mente? Echi lontani di Apocalypse Now e Odissea nello spazio, che non per niente sono tra i miei film preferiti!
Un bacione,
Flo
Grazie Flò ti scrivo una mail a brevissimo ;)
RispondiEliminaNon sei la prima a citare Odissea nello spazio sai???