Il mio amico

In quel periodo, mi piaceva rifugiarmi nel bosco invece di fare i compiti di scuola. Non dovevo fare altro che tornare a casa, riporre lo zainetto pranzare e poi erano due le cose che colmavano la mia solitudine. La TV, o il verde che avvolgeva la mia casa. Della TV ben presto mi stufai. Mamma lavorava duro per mantenermi ed era via fino a sera, mi faceva trovare sempre il pranzo pronto bastava riscaldarlo nel microonde. Ogni giorno prima dello scoccare della campanella guardavo fuori dalla finestra dal mio banchetto aspettando che la lezione finisse, scrutavo gli alberi gli abeti i larici e i castagni che ancora non avevano perso le foglie. Eppure l'autunno era arrivato. Eppure ogni giorno dovevo colmare quel vuoto e mi spingevo dentro il bosco, fitto per non ricordarmi che la scuola era iniziata, per dimenticare i miei compagni di classe che per me non erano tanto diversi da delle figurine animate. Esploravo ogni giorno nuove zone, riferivo tutti i particolari su una cartina molto approssimativa ma mi faceva sentire speciale fare l'esploratore. C'erano tante cose interessanti nel bosco, funghi dai colori più strani, insetti di tutti i tipi, l'odore del legno fradicio era pungente e quando c'era un po' di vento la foresta cantava, come un vecchio signore accaldato che sente la brezza. Ma tutto era insipido se paragonato a quello che doveva accadere dopo. Lui, il mio amico, lo conobbi a ricreazione mentre osservavo uno strano sasso insolitamente liscio che avevo ritrovato il giorno prima nel sottobosco. Sembrava fosse molto interessato al mio sasso e così iniziammo a parlare, scoprii ben presto che quel ragazzino stava seduto ad un banchetto di qualche classe più in la rispetto alla mia. Inizialmente i nostri incontri si limitavano alla ricreazione, e devo dire, che mi affascinava. Era molto sicuro di se, si distingueva dagli altri ragazzini, sembrava essere pieno di un'energia a me ignota. Non ci volle molto perché lo invitassi a casa, il pretesto era di fare i compiti del dopo scuola ma in realtà entrambi ogni volta ci perdevano nei discorsi più disparati. Si parlava dei professori, si parlava delle nostre famiglie, ma poi un giorno quando tutti i discorsi fatti erano saturi e ovviamente i compiti erano ancora da finire gli proposi di seguirmi nel bosco.

Il bosco allora mi sembrava prendere una nuova vita una nuova forma, ciò che avevo già visto e rivisto con lui al mio fianco prendeva una piega inaspettata, una nuova storia come se avessi avuto occhi diversi. A volte non mi sembrava più lo stesso bosco e i colori dell'autunno che ormai lasciava posto all'inverno non sembravano nemmeno più gli stessi. Poi, il tempo passava e inesorabilmente volgeva la sera, lui doveva andarsene, a casa sua intendo. In quell'istante ritornava dentro di me un vuoto, la malinconia la tristezza. Lui era il mio amico era diventato il mio punto di riferimento e davvero, ero solo un piccolo ragazzino ma la vita sembrava meno amara con lui. I suoi punti di vista mi affascinavano a tal punto che prima di addormentarmi facevo l'elenco delle cose che avrei potuto analizzare insieme a lui. Un giorno, avvenne un fatto particolare, un mio compagno di classe, mi confidò che lui il mio amico, il mio carissimo amico aveva una brutta reputazione. Giravano voci che era un po' violento e che non era un tipo di cui fidarsi; poco raccomandabile insomma. Queste voci vennero al mio orecchio durante una settimana in cui egli fu costretto a casa per l'influenza. Stetti abbastanza male per quelle affermazioni ma non andai a trovarlo perché non avevo mai messo piede in casa sua. Finalmente un pomeriggio lui si presento davanti l'uscio di casa mia e bastò la sua visione per rendermi conto che non me ne fregava niente delle chiacchiere che avevo sentito. Lui era il mio amico e io mi ci trovavo bene, lui mi confortava mi dava la sicurezza che mi calmava. Colmava i miei pomeriggi e sapevamo parlare di mille cose. Cosa importava se qualcun altro mi aveva messo in guardia? Da cosa poi? Arrivò l'inverno, ci divertivamo con la neve, purtroppo i voti però non si alzavano dall'insufficienza ma noi non ce ne curavamo poi molto. Mia madre non aveva tempo di andare a parlare con i professori, quanto ai genitori del mio amico, beh devo confessare che non li ho mai visti, me ne ha sempre parlato con un gran interesse ma spesso ho avuto l'impressione che mentisse. Non importa io non volevo indagare a me bastava lui, che lui mi venisse a trovare e potessimo passare insieme dei bei pomeriggi spensierati. Fu così fino al protrarsi della primavera, il Natale, festa tanto attesa quell'anno passò in secondo piano. Mi interessavo solo al mio amico. Ricordo che un giorno venne a trovarmi con una stecca di cioccolata nuova nuova, non so dove l'aveva presa ma mi commossi quando seppi che voleva dividerla con me. Eravamo fuori da tutto e da tutti io e lui, il tempo scorreva, il mondo poteva anche essere un fetido posto in cui vivere ma bastava ci fosse lui con me. E poi il mondo non può essere mai fetido con un amico così. Durante la primavera facevamo lunghe passeggiate, lunghe lunghissime, le giornate si stiracchiavano l'aria era frizzante e tiepida, le pagine dei nostri quaderni sempre bianche ma andava bene così. Andò bene così fino ad un certo punto perché poi quando giunse l'estate fummo entrambi bocciati, non mi resi immediatamente conto delle conseguenze di ciò. So solo che un giorno lui, venne da me ed era molto triste, mi ricordo che non avevo il coraggio di parargli di chiedergli nulla. Ci salutammo la sera con malinconia. Il giorno seguente non si presentò e non si presentò mai più alla mia porta e io come uno stupido l'avevo capito che sarebbe finita così. E lui, il mio amico, non l'ho più rivisto, ora so, che avrei dovuto indagare maggiormente sul suo conto, ora sono più maturo e mi rendo conto che non dovevo lasciarmelo scappare, le parole non dette mi bruciano. Quel vuoto da colmare dentro di me c'è ancora ma ora che sono uomo avrei tanti modi per colmarlo, l'odio, l'alcool, la droga il fumo. Per fortuna mi tengo lontano da tutte queste cose, forse questo mi differenzia da tutti i miei ex compagni di classe cresciuti e spero che questo differenzi anche lui, il Mio Amico.

3 commenti:

  1. Questo è il più triste che hai mai scritto, l'amico rapparesenta chiaramente l'infanzia, che inesorabilmente, complice il tempo, sfugge. Un giorno ti ricordi con malinconia la spensieratezza e la magia di quei tempi e non puoi fare a meno di pensare a frasi retoriche sentite mille volte riguardo i problemi di allora che, sepur sembrassero insormontabili, ora ti fanno sorridere.

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  2. sono felice di averti scoperto!le cose che scrivi e soprattutto come le scrivi ti arrivano dentro e toccano ,e questo racconto mi ha toccato veramente tanto ..prima o poi spero arrivi anche un libro! -io

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  3. Grazie per i vostri commenti!!!! davvero... :)

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